Nell’inverno del 1814 sul territorio di Padula si erano stanziati alcuni reparti dell’esercito francese, i cui ufficiali dimoravano all’interno dei locali della Certosa.  Occupata e trasformata in un Ospedale militare nel 1807, la grande struttura monastica fu utilizzata non solo come ricovero dei militari feriti durante le operazioni che si stavano portando avanti in Calabria contro gli sbarchi dei legittimisti borbonici e le navi inglesi a loro sostegno, ma anche come luogo di detenzione per prigionieri (soprattutto marinai inglesi). Fungeva, inoltre, da centro logistico per i rifornimenti di viveri ma anche di cavalli e soldati.  In quel periodo in Certosa si era trasferito anche l’Ispettore “alle Riviste militari” Luigi Oliver, incaricato di gestire gli approvvigionamenti di viveri ad alto per l’esercito. L’uomo, napoletano di origine, aveva portato con se anche la moglie ventisettenne Rosina Assemblain, che fu assistita per qualche mese da alcune donne di Padula visto che si trovava nelle ultime fasi di gravidanza. Il bambino, che fu chiamato Giacomo Angelo Matteo, nacque il 23 febbraio 1814 in una delle grandi stanze “del Locale di San Lorenzo” e per qualche giorno la madre dovette occuparsi di lui visto che “fu in pericolo di vita” per le precarie condizioni di salute. L’Ispettore Luigi Oliver, in quel periodo si trovava in Calabria a seguito “dell’Armata” e non poté né sostenere la moglie né partecipare al battesimo del figlio, che si tenne due giorni.  Non fece annotare la nascita del figlio nelle pagine dei Registri dello Stato Civile di Padula, sia per la sua assenza che per “l’inesperienza della giovane moglie”, ma fu la concitazione del momento per lo stato di salute del bambino, come lui stesso scrisse in alcune lettere inviate successivamente al sindaco di Padula, la vera ragione. Queste le motivazioni che portarono a tale dimenticanza, recuperata il 24 dicembre 1815 con la stesura dell’atto.

Erano passati circa due anni e l’Ispettore Luigi Oliver nel frattempo era stato promosso a Commissario di Guerra “in Salerno” con l’incarico di supervisionare le operazioni militari in tutta la provincia. Il giorno della vigilia di Natale del 1815 fu il sacerdote padulese Angelo Crisci (di anni 47 e domiciliato nella strada che si trovava “sotto il Castello”) a presentarsi davanti al sindaco Michele Netti per far redigere il documento, sottoscritto dai testimoni Antonio Arenella (possidente domiciliato alla strada Piazzolelle) e Giovanni Gallo (di 37 anni e domiciliato alla strada Girone).

© Miguel Enrique Sormani (riproduzione riservata)