Padula fine Settecento: miliziotti e guardie per la fiera di San Matteo a Salerno.

I festeggiamenti per il Santo Patrono di Salerno inizieranno tra qualche giorno e non tutti sono a conoscenza del fatto che la commemorazione di San Matteo è legata ad un’antica fiera mercantile, voluta da Giovanni Da Procida nel 1259 come strumento di sviluppo dell’economia locale e sostenuta fortemente dal Clero locale per incrementare il culto del Santo. Con l’istituzione della fiera, che per decreto regio di Manfredi di Svevia si doveva tenere nel mese di settembre e durare otto giorni, Salerno divenne sede di una delle manifestazioni più importanti di quegli anni, richiamando numerosi mercanti, sia italiani che esteri, per acquistare prodotti agricoli e vendere materie prime e manufatti importanti per l’economia del territorio provinciale. Veneziani, Fiorentini, Genovesi ed anche mercanti Catalani approdavano al porto di Salerno (poi chiamato Molo Manfredi), partecipando con le loro attività commerciali alla crescita ed al miglioramento dell’economia locale. La fiera mantenne un certo prestigio fino all’inizio del XVI secolo, quando le scoperte avvenute oltreoceano fecero perdere la preminenza al commercio nel Mediterraneo. Negli anni andò man mano trasformandosi  in un evento di carattere locale,  perdendo la sua centralità anche a causa della forte flessione delle varie attività imprenditoriali della provincia. Nonostante nei secoli l’andamento della fiera abbia avuto alti e bassi, ancora verso la fine del 1700 i venditori ed acquirenti viaggiavano sulle strade del Regno per raggiungere Salerno.  Spesso le piccole comitive di commercianti venivano assaltate da bande di briganti e, a tal proposito, il Re aveva ordinato che ogni Comune ubicato lungo i principali snodi di comunicazione viaria dovesse garantire una protezione adeguata ai viandanti che si recavano alla fiera di Salerno.

Anche a Padula l’ordine del Re arrivava puntuale ogni anno e, stando a quanto riportato al suo interno, bisognava convocare il Parlamento cittadino per nominare “le guardie” locali che avevano l’incarico di effettuare la sorveglianza e la scorta dei commercianti “per l’imminente fiera di Salerno”. Una delle sedute del Parlamento fu convocata il 13 settembre 1788 attraverso i “bandi” letti ed affissi “nei luoghi soliti” del paese. Il Capo-eletto dell’Università di Padula all’epoca era Giuseppe Buonomo, che quel giorno fu coadiuvato dal sindaco Gerardo Lo Sasso e dal Governatore e Giudice Camillo di Bernardinis. I presenti all’assemblea pubblica furono i seguenti:

  1. il Magnifico Nicola Maria di Stasi
  2. Gerardo Volpe,
  3. Nicola Passannante,
  4. Mastro Vincenzo Finamore,
  5. Mastro Martino Volpe
  6. Antonio Barra
  7. Mastro Saverio Volpe
  8. Mastro Pasquale Tepedino
  9. Anacleto Corrado
  10. Gerardo Volpe
  11. Francesco Robertuccio
  12. Achille Calandriello
  13. Giuseppe Masullo
  14. Michele Dono
  15. Tommaso d’Alliegro
  16. Mastro Francesco Tepedino
  17. Mastro Paolino Esposito
  18. Antonio Majo
  19. Nicola Boniello
  20. Elia Spiniello
  21. Mastro Francesco di Sanza
  22. Pasquale Volpe
  23. Francesco Nicola Robertuccio
  24. Mastro Pasquale Scardino
  25. Mastro Pasquale Pierro
  26. Nicola di Stefano
  27. Vincenzo Puppolo
  28. Mastro Antonio Brando
  29. Albinio Corrado

Dopo la lettura dell’ordine pervenuto a Padula dalla Regia Udienza, il Capo-eletto Buonomo spiegò che le guardie da nominare dovevano rimanere in carica dieci giorni ed essere persone fidate ed abili con le armi. Dovevano “impostarsi nei posti soliti e consueti”  sia di giorno che di notte e, se fosse successo qualcosa, sarebbero stati ritenuti responsabili. A pagare la loro diaria sarebbero stati i cittadini con una tassa Inter Cives. L’unico ad intervenire durante la seduta fu il Governatore Camillo di Bernardinis, che sperava nella presenza volontaria dei “miliziotti” del luogo, ma così non fu e si passò alle nomine. Fu il Capo-eletto ad indicare i nomi, che furono tutti accettati e riconosciuti dai presenti come persone probe e formate nell’uso delle armi.

La formazione delle guardie era  formata da:

  1. Matera Gennaro – Capitano
  2. Volpe Michele – guardia
  3. Boniello Nicola – guardia
  4. Esposito Paolino – guardia
  5. D’Amato Nicola – guardia
  6. Farina Francesco – guardia
  7. Cardillo Biase – guardia
  8. Dolce Tommaso – guardia

L’anno dopo, sempre all’inizio del mese di settembre, arrivò un ordine da parte del Preside di Salerno Don Vincenzo Pignatelli, che imponeva ai Governanti di Padula di scegliere un numero congruo di persone che dovevano stare continuamente “impostate nei luoghi più sospetti di questo territorio, precisamente dove transitava la gente che andava a negoziare alla fiera di Salerno”. La seduta fu convocata il giorno 23 settembre ed anche questa volta fu chiesto ai militari di occuparsi del servizio. La risposta fu positiva e così, in esecuzione degli ordini, furono nominati i seguenti “miliziotti”.

  1. Cardillo Biagio (caporale)
  2. Scolpino Vito (miliziotto)
  3. Boniello Fortunato (miliziotto)
  4. Vincenzo Scolpino (miliziotto)
  5. Domenico Marmo (miliziotto)
  6. Pasquale di Giuda (miliziotto)
  7. Mastro Gerardo Meo (miliziotto)
  8. Antonio Russo (miliziotto)
  9. Michele Volpe (miliziotto)
  10. Giuseppe Breglia (miliziotto)

I prescelti dovettero iniziare subito a svolgere il loro incarico, che durava fino al 12 ottobre. Durante tutto il periodo non potevano allontanarsi da Padula: in caso contrario erano tenuti a pagare un’ammenda in denaro e a subire altre “pene che si era riservato il Brigadiere”.

Nonostante le precauzioni delle autorità, non erano tantissimi i commercianti che in quegli anni si recavano alla fiera di Salerno. A partire dal 1740, il volume degli affari era risultato poco incoraggiante e, nel tempo, le merci vennero man mano a ridursi. Si trattava in prevalenza di tessuti (soprattutto di uso popolare), cuoi e generi provenienti dalle colonie americane (caffè, pepe, zucchero etc.), poco ricercati date le condizioni economiche in pieno tempo di crisi. Tra alti e bassi, il periodo decadente della fiera si protrasse per tutto il XVIII secolo, quando divenne un evento di carattere locale e mondano nello stesso tempo, in quanto vedeva la partecipazione della corte e della nobiltà partenopea. Agli inizi dell’Ottocento il suo ridimensionamento rispetto alla funzione esercitata negli anni di maggiore splendore risultò ancora più evidente e, gradatamente, non ci fu più bisogno di nominare guardie e miliziotti nei vari Comuni del Regno per scortare i commercianti. La fiera mercantile di Salerno, tra le più grandi e celebri fin dal periodo aragonese, molto probabilmente divenne la “Fiera del Crocifisso”, ricorrenza annuale molto partecipata ancora oggi dai Salernitani.

© Miguel Enrique Sormani

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la foto è stata ripresa da Wikimedia Commons.

Fonti archivistiche utilizzate:

Archivio di Stato di Salerno, Intendenza, Busta 1733

Documenti conservati nell’Archivio storico del Comune di Padula

Fonti bibliografiche:

M.Greco, “Cronaca di Salerno (1709-1787)”, a cura di E. Pettine, Salerno, 1985

A. Silvestri, “Settecento Salernitano. Cronache dell’anno 1740 nelle relazioni a Bernardo Tanucci”, in Rassegna storica salernitana, ½ n.s. dicembre 1984

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