Nel pomeriggio del 23 settembre 1789, dopo aver nominato i “miliziotti” che dovevano garantire la sicurezza e l’incolumità dei commercianti che passavano sulla strada rotabile per recarsi alla fiera di Salerno, il Capo-eletto dell’Università di Padula, Giuseppe Buonomo, propose alle quarantuno persone presenti “al pubblico parlamento” nella chiesa del Monastero di Sant’Agostino di passare agli altri argomenti all’ordine del giorno. Rimanevano ancora da affrontare due questioni: la terna di nomi da proporre alle autorità provinciali per l’incarico di “Predicatore quaresimale” e la lettura di un’istanza presentata da alcuni cittadini che vivevano nel rione di Sant’Angelo. Con la scelta di tre monaci Agostiniani del Monastero di Padula come quaresimalisti, accettati e approvati da tutti i presenti, si concluse velocemente la discussione sul primo punto e si passò subito ad approfondire l’istanza presentata qualche giorno prima al Capo-eletto e registrata nel “libro dei colloqui”. Nel documento, sottoscritto dai cittadini Rosario di Tonno, Carmine Bitetti, Francesco Speranza ed i fratelli Albino e Anacleto Corrado, erano contenute le informazioni riguardanti “l’orologio a suono” incastonato nel campanile della Chiesa Madre di San Michele Arcangelo, di proprietà dell’Università “ab antiquitas per comune comodo” e da molti anni spostato dal luogo in cui si trovava.
I cittadini firmatari dell’istanza lamentavano il fatto che era stata smontata la campana che segnava le ore e che l’orologio sul campanile, protetto da “una grande porta con chiave”, fosse stato smembrato. Qualcuno di loro aveva visto “le ruote degli ingranaggi sugli stipi della sagrestia” ed altri pezzi sparsi nei locali interni della chiesa, motivo per cui chiesero al Capo-eletto di poter “inquisire quei figli di iniquità” e di intimarli a ripristinare l’orologio a loro spese. Per cautelarsi, i firmatari dell’istanza chiesero anche che fosse tutto verbalizzato nel “libro dei colloqui”, utilizzato per raccogliere le sollecitazioni dei cittadini agli amministratori dell’Università. Dopo la lettura del documento, il Capo-eletto confermò che l’orologio e la campana erano stati “astratti” dal campanile e “dissipati” in vari luoghi, prendendosi poi, istanza alla mano, la facoltà di presentarsi in Giudizio presso il Governatore per appurare l’accaduto e garantire che l’oggetto tornasse ad essere di pubblica utilità.
Miguel Enrique Sormani (riproduzione riservata)
la foto in alto è stata ripresa dal testo “Padula prima e durante la Certosa”, a cura degli Amici del Cassaro, 1998.